
Quando si parla di link building, la scelta delle anchor text, sia per quanto riguarda i link interni che i link esterni, è una fase fondamentale per migliorare la SEO del proprio sito web. Una buona anchor strategy è un’opportunità di crescita da non perdere. A livello algoritmico, infatti, le anchor text possono influenzare le metriche di posizionamento sui motori di ricerca: tramite il loro utilizzo, Google riesce a raggiungere il tuo sito attraverso i link interni e da qui, esplorarlo e comprenderne la struttura; allo stesso modo, lato utente può quantificare il tempo di permanenza di chi è atterrato sul tuo sito e qualificare il livello di interazione degli utenti con i tuoi contenuti. In questo articolo, vediamo insieme come utilizzare al meglio un anchor text!
Con il termine anchor text, o in italiano “ancora testuale”, si intende una – o più – porzioni di testo che, all’interno di una pagina web, linkano verso una risorsa interna o esterna: a volte sono semplici parole chiave, altre brevi frasi alle quali si lega un anchor link e sono facilmente riconoscibili alla vista perché sottolineate e di colore blu.
Le anchor text sono la parte riconoscibile e cliccabile di un link, che lato html si presenta invece in un altro modo. Mettiamo il caso che la nostra anchor text d’esempio sia il nome della nostra web agency, BePrime, e che cliccandoci sopra, vi portasse alla homepage del nostro sito internet. L’anchor text html sarebbe:
<a href=https://www.beprime.it>BePrime</a
Non esiste un solo tipo di anchor text ma diverse tipologie e, se l’obiettivo finale è quello di creare un profilo di link che sia il più naturale possibile, allora è utile conoscerle. Possiamo distinguerne almeno sei:
Sono molte le scuole di pensiero riguardanti le percentuali di distribuzione ideale delle diverse tipologie di anchor text. Esistono però dei valori di massima entro i quali attenersi, fermo restando che non sono regole impresse nella pietra ma possono cambiare in base alla propria nicchia ed i competitor.
Diciamo che la percentuale di anchor text url non dovrebbe mai superare il 15%, le brand non dovrebbero andare oltre il 60%, le anchor text a frase il 10%, quelle navigazionali non più del 10% e, infine, le anchor text esatte sotto il 5%.
La link building non è una scienza esatta perciò è sempre bene tenere a mente una regola base: il trucco è cercare di integrare al meglio le anchor text all’interno del testo dove sono inserite; in questo modo, Google considererà il link naturale e non vi tratterà come spam.
Google cerca di rendere la vita il più facile possibile ai suoi utenti, infatti all’interno della Guida introduttiva all’ottimizzazione per motori di ricerca segnala 4 consigli per migliorare l’inserimento delle anchor text. Eccoli di seguito:
Infine, parlando di spam e penalizzazioni, ci sembra utile chiarire una volta per tutte anche una questione che genera sempre pareri discordanti: è meglio un link dofollow o un link nofollow?
Iniziamo dicendo che, se non lo sapevate, i link non sono tutti uguali ma la loro natura viene definita attraverso un attributo “rel” che può essere di due categorie: dofollow o nofollow per l’appunto. Tutti i link sono in dofollow di default.
I link dofollow sono in grado di trasferire valore, ma in che senso? Agli occhi di Google, i link che rimandano al tuo sito, i cosiddetti backlink, sono ancora uno dei fattori fondamentali per il posizionamento! Nel caso dei link dofollow, l’attributo indica a Google che il contenuto linkato è rilevante e trasferisce parte della sua link juice, del suo valore, al sito verso cui è diretto.
Ti starai chiedendo, allora, per quale motivo esistono i link nofollow? Il nofollow nasce nel 2005 all’interno del mondo dei blog come una sorta di filtro spam per segnalare ai crawler del motore di ricerca di “non seguire” il collegamento tra il sito dove è inserito il link e quello di atterraggio. Questo perché, soprattutto agli albori di internet, gli utenti hanno provato ad acquisire link in ogni modo possibile, anche spammando in maniera massiva su grandi portali, forum, commenti: più erano i link in ingresso, maggiore il valore di pagerank.
Google però, oggigiorno, penalizza le tecniche di SEO Black Hat e chiede agli utenti di distanziarsi il più possibile dai tentativi di manipolazione, premiando la naturalezza del link. Proprio per questo motivo, un profilo backlink ottimale, e quindi naturale, dovrebbe essere costituito non solo da un buon numero di backlink in dofollow, ma anche da una parte di link nofollow. Molti scelgono di inserire l’attributo nofollow per evitare di trasmettere il potere e l’autorevolezza del proprio sito ad un altro sito linkato, che però ritengono utile per il lettore.
Se ricevi un link nofollow, dunque, non preoccuparti! Qualsiasi backlink è un segnale di qualità, anche un link con attributo rel=nofollow può portare dei vantaggi. Ricorda che:
Non fatevi spaventare dalle leggende metropolitane! Se un backlink proviene da un sito inaffidabile, che puzza di bot e con valori più bassi del vostro, per evitare penalizzazioni e un’eccessiva perdita di link juice, mettetelo semplicemente in nofollow!
Per applicare il rel=nofollow ad un link è sufficiente incollare questo codice in html:
<a href=https://www.beprime.it rel=”nofollow”>BePrime</a>
Se hai paura di essere incappato in penalizzazioni o vuoi scoprire di più del mondo della link building, contatta il nostro team di esperti! Ottieni un profilo backlink sano, effettuando un’accurata pulizia dei link pericolosi che minacciano il tuo sito e pubblicando articoli che sappiano bilanciare le varie tipologie di anchor text: scegli BePrime!
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