
Negli ultimi anni si è parlato tantissimo di branding, associato sia alle imprese che alle persone. È un concetto che affascina molti ma più complicato di quanto si possa pensare, anzi talvolta se mal interpretato, può portare a compiere degli errori per il proprio business. Fare branding vuol dire definire il proprio brand e, quindi, l’immagine della propria azienda: collegare il consumatore ad un’esperienza particolare, un’emozione, un’idea. Questo lavoro di design è possibile solo dopo aver preso una piena consapevolezza della propria azienda, il prodotto e/o servizio che si offre, le proprie competenze e la mission.
Un’azienda può decidere di mantenere invariato il proprio brand o può decidere di cambiarlo se ritiene non rispecchi più a dovere il proprio business; con il passare del tempo il mondo cambia, ma non è il solo: a mutare, infatti, sono anche i mercati, i clienti, i competitor e gli stessi prodotti.
Per far fronte a questa necessità di innovazione ed evoluzione, entra in gioco il rebranding. Sai già di cosa si tratta? Stavi proprio valutandolo per il tuo business? Conosci la differenza restyling e rebranding? Andiamo per gradi!
Il rebranding è un’azione di marketing strategico volta a riposizionare il valore di un brand già esistente attraverso la costruzione di un’immagine coordinata totalmente nuova: l’azienda, insomma, cambia totalmente faccia! Come abbiamo già anticipato, questa richiesta di cambiamento può nascere da un’esigenza di riposizionamento del brand sul mercato o semplicemente per rafforzarne la presenza. Ci sono aziende che hanno bisogno di un rebranding di tipo evolutivo, graduale e moderato, quasi impercettibile se visto dall’esterno; altre invece, hanno la necessità di una strategia di rebranding rivoluzionario, un cambiamento, netto e radicale, di gran parte dei loro elementi distintivi.
Lo studio che sta dietro ad una strategia di rebranding è molto profondo e prevede un’analisi accurata sull’azienda, la vision, la mission e lo scenario di posizionamento desiderato dall’azienda stessa. Un’attività di rebranding aziendale, infatti, non dovrebbe mai essere fine a se stessa ma, piuttosto, esser supportata da studi analitici e di brand strategy per accompagnare il pubblico ad un cambiamento graduale. Attenzione a sostituire il brand da un giorno all’altro senza annunciarlo, perché potrebbe creare un grande disorientamento tra i clienti più fidelizzati.
Vale la pena citare il caso di Gap, uno degli esempi più fallimentare della storia: correva l’anno 2010 quando l’ormai ex presidente di Gap North America, presentava il rebranding del logo, il primo dopo 24 anni dalla nascita del brand, definendolo come contemporaneo e attuale.
Secondo Marka Hansen, il marchio andava portato in primo piano, pur mantenendo l’iconica scatola blu. I clienti, soprattutto i più affezionati, non hanno interpretato il logo nello stesso modo: il problema non era il nuovo font scelto, quanto la cancellazione – quasi – totale dell’elemento distintivo del brand, la scatola blu, ridotta ad un piccolo quadratino accanto ad una scritta che è stata svuotata, così, di personalità. Trovandosi di fronte ad una reazione univoca, Gap ha inizialmente coinvolto gli utenti nella scelta del nuovo logo per poi tornare sui propri passi, e prendere la decisione di tornare all’iconica scatola blu.
Il caso studio di Gap ci insegna quanto sia importante fare uno studio accurato dell’immagine coordinata e della strategia di rebranding prima di buttarsi sul mercato. Soprattutto quando si lavora su brand così noti!
Arrivati a questo punto, è doveroso fare una distinzione e spiegare la differenza tra restyling e rebranding. Il restyling è un’azione di comunicazione volta a rinfrescare l’immagine di un brand, con l’intenzione di svecchiarlo e renderlo più moderno. In genere è un intervento più soft, che non snatura il brand ma anzi, agisce sugli elementi già presenti: nel gergo tecnico si parla proprio di restyling logo.
Alla necessità di restyling di un logo aziendale ci si può arrivare per due motivi, in generale:
Volendo fare un esempio, questo è il caso del restyling di Instagram: l’applicazione ha deciso di darsi un tocco più moderno, andando a modificare gli elementi più distintivi del brand, quindi un logo tutto nuovo e un insieme di icone per le features della famiglia Instagram (Hyperlapse, Layout e Boomerang).
Interessante il dietro le quinte del restyling logo di Instagram: è stato chiesto ai dipendenti dell’azienda di disegnare a memoria il logo di Instagram in soli 5 secondi! Da questo piccolo esperimento sono emersi i 3 elementi chiave che le persone associano al brand e tendono a ricordare: in questo caso, l’arcobaleno, l’obiettivo e il mirino della camera. Tutte e tre le componenti, come potete vedere, sono state mantenute nel logo attuale.
Per avere successo, a volte, vale la pena osare più degli altri: nel caso di Zara non parliamo di un caso di rebranding ma di un vero e proprio restyling del logo aziendale! In primis, perché è un ottimo spunto d’ispirazione e poi per dimostrare come una strategia di restyling logo non possa che essere fisiologica e, anche se non verrà accolta subito con entusiasmo dai clienti, non significa che quella non si riveli essere, a posteriori, la scelta migliore per il brand.
Il 2019 è stato l’anno del restyling logo nel settore della moda: in particolare, i più famosi luxury brand hanno cercato, come dicevamo prima, di ottimizzare i loro loghi per il formato digitale, finendo però tutti verso una linea comune di tendenza targata dal font Sans Serif. Zara ha giocato in controtendenza, lanciando un nuovo logo, aspramente criticato dal pubblico, fatto di caratteri graziati e sovrapposti tra di loro. Non si può certo dire che non si è fatta notare, cavalcando il trend opposto rispetto i suoi competitor: a volte è proprio bello rompere le regole del gioco e fare il contrario di ciò che gli altri si aspettano!
Chiariti i concetti di rebranding aziendale e restyling logo, esplicitata anche la differenza tra restyling e rebranding, non resta che aiutare voi lettori a capire quando è il momento di valutarli per il vostro brand. Ecco i tre motivi che dovrebbero farvi scattare un campanello d’allarme:
Se vi sentite chiamati in causa, non c’è bisogno di andare in panico: BePrime e il suo team di design e realizzazioni grafiche arriveranno in vostro soccorso!
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